domenica 23 gennaio 2011

Una lunga, lunga storia

Letteralmente le donne sono tutte puttane, perché puttana deriva da puta: ragazza. Come fra donna e donnaccia c’è solo una questione di grado. Tanto per dire che le parole contano, danno forma a certe idee, anche se quelle idee sono sbagliate.

Sì, ho bevuto un po’. Così le mie idee sono un po’ più chiare.
E’ una lunga lunga storia.

Per me è colpa di Platone e della chiesa Cattolica. Che si sono prodigati a dividere il corpo e l’anima.
Quindi: cominciare a non usare più la parola corpo, ma persona: cura alla persona vendere la persona comprare la persona. Un corpo vivo non è un contenitore di anima. il corpo è la mente è l’anima: quanto tempo ci vorrà perché questa convinzione faccia breccia ovunque?

Nel concetto di "martire" e "puttana" si opera la stessa separazione, arbitraria: quella nel dolore gioirebbe (? così dicono - questo è l’immaginario) l’altra lo venderebbe, ma cos’è questa carcassa che vendi, compri, sacrifichi?
Non è chi non veda che non è possibile separare. E allo stesso modo funziona la santificazione laica della puttana santa: totalmente separata dal corpo, sacrificata alla sua professione. Perché queste sulla strada stanotte mi paiono tutte sante, tutte delle eroine? al contrario delle ragazze di via Olgettina condominiali, protette e mantenute occupate a tenersi pronte, meno a rischio.

Il rischio opera anche su di me come un fattore di santità.
E del resto sentivo un uomo alla radio dire: d’accordo, ma quelli che si vendono le idee, mentalmente? Quelli che son pronti a vendersi per aver pagato il mutuo?
Vero. Uguali. Sullo stesso piano assolutamente.


Riflettere sulla prostituzione, sulla prostituzione come liberazione (fantastica Lidia Ravera: queste ragazze così pronte a contrattare sul prezzo, magnaccia di se stesse). Ricordo un libro che mi regalarono: Manuale dell’allegra battona; voleva essere provocatorio, parlava di come si spenna il pollo. Lea Melandri ha detto emancipazione perversa. Mah.
Riflettere sulla pornografia, sul linguaggio delle immagini: noi parliamo, analizziamo ma sui muri campeggia l’intimo più o meno raffinato, come in un diffuso boudoir. L’esempio, il modello. Se ci prendessimo la responsabilità del paesaggio che la società nel suo complesso produce? Diffondere immagini alternative, ecologia della comunicazione; fondamentale.
Dicevo: usiamo solo persona e non corpo.

Potenza della realtà: tutto questo appartiene da almeno trent’anni alla cultura televisiva, Boncompagni, le riprese sule ragazzine...Lo sapevo già che quella persona, le persone di cui si circonda il suo “immaginario”, quel modo veicolavano questi valori, eppure... Eppure la realtà opera uno scatto, un salto di qualità: sento il mio paese ribaltato dalla realtà e vorrei dire: mi sconvolge l’organizzazione, il condominio, le parole d’ordine, le bollette pagare dalla consigliera regionale. L’organizzazione, come ad Auschwitz, e spero mi verrà perdonata questa associazione, data la differenza inestimabile fra le persone divenute cose di uno e dell’altro caso.

C’è un curioso effetto collaterale di tutto questo caso sulla mia vita, sulla percezione. Per confronto in strada, tutte le persone “normali” mi appaiono migliori, eroiche, magnifiche, discrete nel portare in giro i loro sogni che non si vedono.

Potenza dei sogni e miseria di chi non ne ha. Queste di via Olgettina che parlano solo di soldi, che si mettono in fila mosse dai soldi, non dalla sopravvivenza, ma da tanti soldi, il più grande forse quello di diventare la nuova fidanzata del signor B.
Pensare a un vuoto di cultura, di futuro, di modelli, di politica, di ideali...tutto ragionevole, però mi stufa.
Vuoto di fantasia, di fantasticheria, di utopia, di immaginazione; e anche di senso del ridicolo, di umorismo... Ma non parlo di qualcosa di staccato dalla realtà, anzi; nell’utopia e nell’amore c’è lo stesso odore di poesia, di promesse di felicità, l’aria di una canzone, di un sorriso; risate con le amiche, immaginazioni di una vita futura. Gioie minute quotidiane assolute nelle quali si può camminare verso il futuro. Dove si impara a coltivare queste felicità e queste percezioni?

(rossana)

1 commento:

  1. In vino veritas. E forse bisognerà anche abolire la distinzione uomo-donna, perché nell'oceano dell'ignoranza e della venalità maschi e femmine sono solo modi diversi di annegare.

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