lunedì 29 novembre 2010

Sono passati esattamente otto giorni dalla serata al Circolo della Rosa, alla Libreria delle donne. Ho conservato nel cuore la bella sensazione e le tante parole hanno fatto la loro strada, e seminato pensieri. Nel frattempo gli studenti son saliti sui monumenti: loro lassù, noi qui a fare il nostro lavoro, vicini. Per me, per Margherita, è stata una serata importante. Abbiamo cercato a lungo i contatti con la Libreria, le intelligenze che l’hanno costruita, fucina di tanto lavoro. Ora c’è un tappeto di attenzione sul quale possiamo di nuovo incontrarci. Se all’Enciclopedia arriveranno da lì ulteriori apporti di quella conoscenza in forma di voci - come già è avvenuto per Marirì Martinengo (che ringrazio veramente per l’invito e le parole così fresche che ha voluto dedicarci), e poi per Laura Minguzzi e Donatella Massara, sarà ancora più bello.
Per non perdere la presa su quei pensieri volevo appena tracciare dei gruppi di questioni emerse - solo qualcuno: avremmo potuto parlare per giorni!
Alcune note sono mie, altre mi sono state inviate, riferite e le voglio raccogliere.

1) Invito numero uno. Rendere più esplicito e diretto il legame fra chi scrive e la sua scelta, la sua invitata; noi abbiamo inserito questo nei criteri di stesura della voce, perché è l’unica strada per render ragione del fatto che una persona entri e un’altra no. Qualcosa di molto diverso dalla “par condicio” - principio che pesa in una opera come “Italiane”: lì ognuno portava le “sue” donne, in una logica anche di schieramento, per cui apparivano tutte “buone”, eroiche, “degne” di essere illustri, “a pari merito”. Nel nostro caso il legame dunque potrà essere il desiderio, come lo ha chiamato Marirì, o come mi ha scritto Giuliana Chiaretti, una forma di gratitudine che diviene riconoscimento; o ancora, il sentire come talmente estraneo un percorso da renderlo degno di studio e comprensione.

2) Altra raccomandazione: render ragione delle relazioni che descrivono una vita. Un biografia femminile si scrive sempre tenendo conto di questa trama. Anche questa istruzione è nei “criteri” dell’enciclopedia, anche perché è un modo utile di seminare indizi, di gettare il sasso avanti e indicare altri nomi, altre storie da conoscere. Non riguarda però solo le donne, riguarda tutte le figure che in forma di affetti, legami, condizionamenti, disegnano la rete entro cui si scrive una biografia, qualunque biografia degna di questo nome. E’ il contrario della storia per protagonisti, un insieme di silouette senza consistenze, sorpassata metodologicamente da molti decenni.

3) La questione delle donne viventi posta da Luisa Muraro, sulla quale poi ci siamo capite. Mi ha scritto Giuliana Chiaretti:
le storie di donne viventi sono storie del presente o del recente passato ci parlano dell'oggi, dei cambiamenti, dell'avvicendamento generazionale: storie contemporanee, come quella di Francesca Recchia (in preparazione) analoga a quella di molte altre giovani donne di oggi, "globali", migranti, multiculturali, non eurocentriche e anche in parte "esuli".

Vogliamo riflettere queste esperienze - che solo qualche volta esitano a dei risultati, ma sono, come biografie, interessantissime e nell’enciclopedia divengono esempi di ricerca personale, ai quali diamo valore. Aggiungo poi: le donne viventi qui raccontate possono cambiare la vita di giovani donne, che possono conoscerle, leggerle, cercarle, oggi. Mi ha scritto Carla Stampa:
Guardavo ogni tanto i ragazzini alla mia destra su una panca contro il muro, e la nuca dell'uomo davanti a me (l'unico)- ma erano almeno due!-...Se mi fosse stato chiesto un parere, non avrei saputo che dire.
Ecco, dobbiamo farci ascoltare e ascoltare, e anche accettare altri modi di raccontare, forse meno consapevoli e “coerenti”. Ma con i quali desideriamo dialogare assolutamente: esserci, per tutti.

E infine un pensiero che sento essenziale, fondante e che forse - e Mariateresa Fumagalli mi ha espresso questa perplessità - non è uscito con la dovuta rilevanza. Ho accennato nella mia presentazione alla somiglianza dell’enciclopedia a un romanzo corale. Ma avrei dovuto sottolineare una doppia coralità: nel senso di ciò che descrive ( l'insieme delle tante biografie che raccoglie) quanto nel senso di ciò che “la scrive”, cioè il gran numero di autrici e autori. L’Enciclopedia non parla con voce unanime, mai. Tanto che ciascuna voce è firmata. L’Enciclopedia raccoglie autrici e autori delle provenienze e competenze più disparate, e anche chi vuole studiare per l’occasione, per raccontare una donna che gli è cara. Noi non ricondurremo mai ciò che riceviamo a un linguaggio omologato o a una visione unitaria. Autrici e autori come recita anche il nostro copyright restano i proprietari delle proprie voci anche in senso di responsabilità – che naturalmente volentieri condividiamo con loro, quali promotrici del progetto generale nel momento in cui pubblichiamo.

Per parte mia , ripensando anche alla idea di storia di cui ci ha domandato Marirì, ho pensato: ... Se lo Specchio delle Dame vuole esser tale, deve riportare al qui e ora quelle donne dal passato e dal presente, rendere possibile un dialogo non di verità o di idee già pronte, ma raccontarne le vicende, senza banalizzarle, senza semplificare, senza imporre delle cornici troppo forti su una biografia, lasciare che essa parli da sola, per quello che dice e anche per quello che non dice o non può dire...

Di cose da dire,io, ne avrei ancora tante e una sporta. Ma non voglio annoiare. Ma l’Enciclopedia deve parlare da sé. Dovremo essere in grado di farla parlare.
Concretamente, dato che stiamo già costituendo una nostra piccola biblioteca, L’Enciclopedia si abbona a “via Dogana” storica rivista; e in più Margherita e io vogliamo la tessera del Circolo della Rosa, per frequentare un posto dove abbiamo voglia di incontrare e dare appuntamento alle tante voci dell’Enciclopedia.

domenica 14 novembre 2010

Le lavoratrici OMSA

Abbiamo ricevuto in redazione questo appello e vorremmo condividerlo con le nostre lettrici e i nostri lettori. Seguiremo la lotta delle lavoratrici OMSA e ci associamo al boicottagio dei marchi di seguito citati:

Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione per maggiori guadagni.

Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.

Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro. Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c'è più niente da fare.

Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso, ma ad onor del vero il servizio è stato brevissimo e piuttosto superficiale).

In Italia non sembrano esistere leggi che possano proteggere i lavoratori dall'essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all'orizzonte l'eventualità di un guadagno più facile.

Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, boicottando i marchi: Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella

e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l'indifferenza.

Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l'aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti.