venerdì 9 aprile 2010

Come siamo messe con il Gender Gap

Ognuna di noi “a conti fatti”, per dirla con Simone de Beauvoir, è piuttosto contenta della propria vita, gli uomini che ha attorno non sono molesti, ma trova spiacevole la condizione femminile locale. Io per esempio, deploro che la presidente delle Donne padane di Cremona si metta al servizio del ragionier Bossi e da antropologa presuma di identificare una padanità femminile - /http://www.ecoantropologia.net. Mi piace la diversità degli animali e delle piante, quella umana di più (solo farei volentieri a meno di coloro che delle differenze mi vogliono privare). Nell’Italia delle Madonne, le sue simili sono disprezzate e sottopagate, il Viagra accolto come un dono del cielo e l’RU 486 come uno di Satana. Questione di impotenza biologica maschile ed economica femminile? Vado a vedere le statistiche, tacciono: dal reddito pro capite che è il PIL diviso per la popolazione alle emissioni di gas serra divise idem, vogliono far credere che tutti guadagnano, consumano e inquinano uguale, e persino l’omicidio di una donna ogni due giorni e due ore è nascosto nel tasso di criminalità nazionale.


Per fortuna, c’è l’indice del Gender Gap, una classifica dei paesi in ordine di discriminazione e misoginia crescenti. Imperfetto, frutto di una ricerca finanziata dal World Economic Forum, non il mio ideale politico, ma nemmeno interessato a rendere più rosea o grigia la situazione.


L’ultimo indice, del 2009, si trova a questo link http://www.weforum.org/pdf/gendergap/rankings2009.pdf. Non in bella vista, pour ainsi dire, per non deprimere le anime sensibili alle quali consiglio di uscire subito da questa pagina. Grazie di essere passate a trovarci e arrivederci.


Adesso che siamo tra anime con il pelo sullo stomaco, avrei una domanda. Le scandinave, si sa che hanno chiuso il Gender Gap da mo’, ok, ma come mai su 134 paesi, l’Italia è al 72mo posto?


Sylvie Coyaud