sabato 20 marzo 2010

Mani di fata, piedi prensili

C’è chi ha collegato la nostra Enciclopedia ad un’omofona Enciclopedia della donna, Fratelli Fabbri Editore, un gioiello in 13 volumi degli anni ‘60 che istruiva su maglia, arredamento, relazioni con le amiche, arredamento, comportamento, etichetta... Qualcuna dice di averla bruciata, altre dichiarano di averla odiata, e se n’è parlato qualche anno fa (2006) quando la Rizzoli ne ha pubblicato in un volume una selezione, ”quasi un nostalgico ritratto di costume, di una Italia che non c'è più” etcetera etcetera…(da leggere, sull'argomento, l'ampio e bellissimo articolo di Natalia Aspesi).
Benché quell’insieme di precetti appaia oggi surreale e sublime, non è così assurdo l’accostamento fra le due iniziative, né solamente pretestuoso: quando anni fa Margherita e io andavamo a proporre questo progetto, molti lo scambiavano per una Enciclopedia di “lavoretti”! La realtà ha più immaginazione di noi. Infatti alla scuola media di mia figlia c'è da pochi anni un laboratorio che si chiama Saperi Femminili, e vi si insegnano, appunto, il ricamo, la maglia, il cucito...Ho un po’ avuto da ridire circa la denominazione (un tantino ideologica?), ma l'insegnante mi ha redarguito dicendomi: "no, guardi, è lei indietro...Questo è un termine tecnico (SIC!), nato nei corsi di specializzazione della Bicocca che ho frequentato..." Voleva spiegarmi che il ricamo era un modo di recuperare, con la pratica, momenti di conversazione fra “donne”. Insomma era Post – femminismo, non Pre. Io continuo a pensare che se lo chiamavano "Ricamo uncinetto e attività manuali", o all'antica maniera “applicazioni tecniche”, la cosa era più onesta e non replicava categorie che ai molti frequentanti della scuola non suonano né post, né pre, semplicemente “naturalmente” femminili.
Tutto questo per dire?
Che son contenta di ribattere a quella Enciclopedia della donna con una Enciclopedia delle donne: basta una sola vocale a far traballare il modello da imitare, ad aprire al vociare disordinato delle persone reali.
Enciclopedia è una parola enorme, gigantesca: dentro ci sta il giro del mondo, la sistemazione di un sapere che si propone come degno di essere raccolto e trasmesso alle nuove generazioni. Ci stanno anche i piedi, secondo me: io li vedo i piedi nella parola Enciclopedia, che camminano, fanno tanta strada e pigiano.
Infine, il confronto con quella arcaica Enciclopedia mi consente di accennare a un tema che c’è anche, evidentemente, nei “Saperi femminili”, quello della nostalgia per un mondo di gesti ordinati e sensati, che non vanno rigettati , come il bambino, con l’acqua sporca. Non abbiamo ragione però, mi sembra, di nutrire nostalgie immotivate. Ora espongo una idea che suonerà paradossale, ma che vedo all’opera nelle storie che andiamo raccogliendo nella nostra Enciclopedia. Un tempo veramente ordinato da regole, forse, non c’è mai stato. C’è però, ed è forte, il filo rosso del valore dato a gesti, oggetti, relazioni; il tempo speso ad apparecchiare la vita nel migliore dei modi. Ma questi modi non passano semplicemente da una generazione all’altra, perché di mano in mano vengono intesi e lavorati diversamente, e rifiutati, riscoperti, o inventati di nuovo. E in molti ritratti della Enciclopedia delle donne c’è il riflesso di questo continuo dialogo, morbido o aspro, fra la norma data e la forma della sua negoziazione.

4 commenti:

  1. Deve aver agito nello scrivere questo post la bellissima immagine di Colpo di Grazia, http://www.genderbender.it festival di primario interesse...Provvederò a illustrare il post con quei bei piedi, appena più curati e di quelli che ho in mente io, ma altrettanto decisi nell'azione!
    molti saluti a chi passa di qui,
    rossana di fazio

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  2. "Sublime" direi proprio di no! Mia nonna ne aveva una uguale in francese e se ne seguivi i consigli ci mettevi una giornata a pulire le posate.

    Invece penso che il tempo delle regole c'è sempre, le ribelli che provavano a cambiarle anche.

    La frase di C. di Belgioioso è perfetta per descrivere gli intenti dell'enciclopedia, in fondo anche le autrici si stimano e sono felici di scriverla!
    s.

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  3. Forse le regole di cui si parlava, quelle che non ci sono FORSE, non sono le grandi regole, quelle durissime, quelle decise altrove, ma le innumerevoli piccole, figlie di quelle grandi certo, ma le più insidiose: pettinati così, muoviti così, fai quello e fai questo, apparecchia, ricevi in questo modo, cioè le mille forme di condizionamento che molte sentono ancora: basta cominciare a rompere queste piccole- e si può perché sono spesso frutto delle proprie traduzioni di proiezioni esterne. E ti accorgi che se comincia a "fare diversamente" il mondo piano piano si ribalta.
    Forse.

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  4. Carol Ventura
    http://iweb.tntech.edu/cventura/

    Per me i lavori manuali vanno molto al di là delle mode, hanno un forte richiamo ancestrale, fanno parte delle cose ben fatte, ci trasmettono calore, sicurezza, coccole.

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