Riceviamo e vi proponiamo molto volentieri questa rilfessione di Mariateresa Fumagalli. Speriamo possa essere uno spunto per dibattere sul tema della scrittura femminile, fenomeno in crescita e di cui l'Enciclopedia delle donne si nutre.
LE DONNE SCRIVONO
Ho proposto al mio piccolo e coraggioso libraio milanese di dedicare tutta una vetrina alle “donne che scrivono” oggi numerose anche se non quanto gli uomini. In questo modo sarà immediatamente evidente una realtà relativamente recente, la scrittura femminile, che ha alle spalle la fatica di un cammino lentissimo. Per comunicare scrivendo è necessario apprendere e possedere gli strumenti che circolano nella cultura del proprio tempo ( fino a poco fa quasi tutta maschile): lessico, grammatica, stili.
E’ un passo indispensabile per entrare attivamente nella comunità civile, ma richiede l’accesso alla scuola che purtroppo si è aperta alle donne solo nei tempi moderni. Le donne quindi, per forza di cose, non hanno sempre scritto, e in seguito per secoli non hanno scritto abbastanza per divenire una “rete” e una forza capace di mutare la realtà. Tuttavia c’è qualcosa di ancora poco noto che vorrei dire: mentre le scrittrici del mondo antico si contano sulle dita delle mani, dopo l'anno Mille si ha una prima significativa accelerazione. Conosciamo un centinaio di testi femminili medievali, scritti importanti, sepolti per lungo tempo nelle biblioteche e ignoti fino a duecento anni fa. Dall’Ottocento le edizioni diventano più numerose e dagli archivi escono alcune bellissime sorprese.
Ecco Duoda che compone un “libretto” dotto e struggente per il figlio lontano; Rosvita badessa di Gandersheim che scrive drammi imitando Terenzio e “nello scrivere si diverte”, dice lei; Eloisa autrice di audaci lettere d’amore e di filosofia; l’immaginifica Il degarda di Bingen che detta trattati di biologia, cosmologia e medicina; Margherita Porrete bruciata a Parigi assieme al suo libro di teologia dedicato alle “anime semplici e libere”; Cristina de Pizan, scrittrice multiforme, paladina della parità sessuale e ammiratrice della sua contemporanea Jeanne d’Arc. Per citarne solo alcune, le più grandi. Chiuse nei castelli, nei monasteri e nelle corti, le donne a volte volutamente incuranti delle regole tradizionali, in quei tempi duri, cominciano a scrivere. Le loro pagine pervase da un’affettività singolare e da un’ attenzione acuta per temi inediti, segnalano una identità culturale nuova e alternativa. Vi invito a leggere queste pioniere, oggi accessibili e tradotte nelle moderne lingue europee.
Non solo le donne non avevano gli strumenti per poter scrivere, ma non avevano e forse non hanno nemmeno oggi (o comunque hanno più difficilmente) quel tempo e quello spazio pulito e sgombro da incombenze e cure che gli uomini hanno sempre avuto. Conquistarsi quello spazio (la stanza tutta per sè) e quel tempo è vitale e necessario.
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