Per non perdere la presa su quei pensieri volevo appena tracciare dei gruppi di questioni emerse - solo qualcuno: avremmo potuto parlare per giorni!
Alcune note sono mie, altre mi sono state inviate, riferite e le voglio raccogliere.
1) Invito numero uno. Rendere più esplicito e diretto il legame fra chi scrive e la sua scelta, la sua invitata; noi abbiamo inserito questo nei criteri di stesura della voce, perché è l’unica strada per render ragione del fatto che una persona entri e un’altra no. Qualcosa di molto diverso dalla “par condicio” - principio che pesa in una opera come “Italiane”: lì ognuno portava le “sue” donne, in una logica anche di schieramento, per cui apparivano tutte “buone”, eroiche, “degne” di essere illustri, “a pari merito”. Nel nostro caso il legame dunque potrà essere il desiderio, come lo ha chiamato Marirì, o come mi ha scritto Giuliana Chiaretti, una forma di gratitudine che diviene riconoscimento; o ancora, il sentire come talmente estraneo un percorso da renderlo degno di studio e comprensione.
2) Altra raccomandazione: render ragione delle relazioni che descrivono una vita. Un biografia femminile si scrive sempre tenendo conto di questa trama. Anche questa istruzione è nei “criteri” dell’enciclopedia, anche perché è un modo utile di seminare indizi, di gettare il sasso avanti e indicare altri nomi, altre storie da conoscere. Non riguarda però solo le donne, riguarda tutte le figure che in forma di affetti, legami, condizionamenti, disegnano la rete entro cui si scrive una biografia, qualunque biografia degna di questo nome. E’ il contrario della storia per protagonisti, un insieme di silouette senza consistenze, sorpassata metodologicamente da molti decenni.
3) La questione delle donne viventi posta da Luisa Muraro, sulla quale poi ci siamo capite. Mi ha scritto Giuliana Chiaretti:
le storie di donne viventi sono storie del presente o del recente passato ci parlano dell'oggi, dei cambiamenti, dell'avvicendamento generazionale: storie contemporanee, come quella di Francesca Recchia (in preparazione) analoga a quella di molte altre giovani donne di oggi, "globali", migranti, multiculturali, non eurocentriche e anche in parte "esuli".
Vogliamo riflettere queste esperienze - che solo qualche volta esitano a dei risultati, ma sono, come biografie, interessantissime e nell’enciclopedia divengono esempi di ricerca personale, ai quali diamo valore. Aggiungo poi: le donne viventi qui raccontate possono cambiare la vita di giovani donne, che possono conoscerle, leggerle, cercarle, oggi. Mi ha scritto Carla Stampa:
Guardavo ogni tanto i ragazzini alla mia destra su una panca contro il muro, e la nuca dell'uomo davanti a me (l'unico)- ma erano almeno due!-...Se mi fosse stato chiesto un parere, non avrei saputo che dire.Ecco, dobbiamo farci ascoltare e ascoltare, e anche accettare altri modi di raccontare, forse meno consapevoli e “coerenti”. Ma con i quali desideriamo dialogare assolutamente: esserci, per tutti.
E infine un pensiero che sento essenziale, fondante e che forse - e Mariateresa Fumagalli mi ha espresso questa perplessità - non è uscito con la dovuta rilevanza. Ho accennato nella mia presentazione alla somiglianza dell’enciclopedia a un romanzo corale. Ma avrei dovuto sottolineare una doppia coralità: nel senso di ciò che descrive ( l'insieme delle tante biografie che raccoglie) quanto nel senso di ciò che “la scrive”, cioè il gran numero di autrici e autori. L’Enciclopedia non parla con voce unanime, mai. Tanto che ciascuna voce è firmata. L’Enciclopedia raccoglie autrici e autori delle provenienze e competenze più disparate, e anche chi vuole studiare per l’occasione, per raccontare una donna che gli è cara. Noi non ricondurremo mai ciò che riceviamo a un linguaggio omologato o a una visione unitaria. Autrici e autori come recita anche il nostro copyright restano i proprietari delle proprie voci anche in senso di responsabilità – che naturalmente volentieri condividiamo con loro, quali promotrici del progetto generale nel momento in cui pubblichiamo.
Per parte mia , ripensando anche alla idea di storia di cui ci ha domandato Marirì, ho pensato: ... Se lo Specchio delle Dame vuole esser tale, deve riportare al qui e ora quelle donne dal passato e dal presente, rendere possibile un dialogo non di verità o di idee già pronte, ma raccontarne le vicende, senza banalizzarle, senza semplificare, senza imporre delle cornici troppo forti su una biografia, lasciare che essa parli da sola, per quello che dice e anche per quello che non dice o non può dire...
Di cose da dire,io, ne avrei ancora tante e una sporta. Ma non voglio annoiare. Ma l’Enciclopedia deve parlare da sé. Dovremo essere in grado di farla parlare.
Concretamente, dato che stiamo già costituendo una nostra piccola biblioteca, L’Enciclopedia si abbona a “via Dogana” storica rivista; e in più Margherita e io vogliamo la tessera del Circolo della Rosa, per frequentare un posto dove abbiamo voglia di incontrare e dare appuntamento alle tante voci dell’Enciclopedia.
Aggiungo, a quelli elencati da Rossana, un tema che mi sta molto a cuore, quello sollevato da Marirì durante il dibattito: il problema dell’oggettività e dell’occultamento ideologico della soggettività nella storia. E' un tema centrale nei miei studi e nella mia vita, io l'ho sempre discusso e coltivato a partire dallo studio del pensiero e del linguaggio e del metodo sceintifico. Sarà molto interessante poter approfondire gli studi nati in ambiti diversi e che sento, ora, vicini. E sarà utile all'Enciclopedia. Grazie ancora alla Libreria e a tutte le persone intervenute per la memorabile serata.
RispondiElimina